O TUTTO O NULLA.


O TUTTO O NULLA

ROMANZO

DI

ANTON GIULIO BARRILI

SECONDA EDIZIONE

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1883.


PROPRIETÀ LETTERARIA.

Tip. Fratelli Treves.


[1]

I.

Senza fiori nascosti nella sottoveste, ma conun volumetto tra mani e liberamente in mostraper ogni genìa di curiosi, Aldo De Rossi eraandato, verso le tre del pomeriggio, a far visitaalla signora.

Non istate a credere che io voglia entrare cosìleggermente in materia, defraudandovi del nomedi lei. Non mi avviene sempre di sapere quel chesi deve a Cesare; ma ho sempre saputo quel chesi deve ai lettori, e sopra tutto alle lettrici. Vidirò dunque che la signora si chiamava ElenaVezzosi, e meritava così il suo nome di battesimocome quello della famiglia in cui era entratada otto a nove anni; di guisa che si solevadire, senza aver l’aria di farle un complimento,che l’uno e l’altro dovevano essere stati inventatia bella posta per lei. La signora Elena era bellissimadalla punta dei capegli a quella dei piedi,ed io lascio pensare a voi che sorte d’elettricità[2]dovesse sprigionarsi da quelle due punte. A farvelabreve, ella possedeva tutte le attrattive, dellabellezza e dello spirito. Eppure, non si conoscevache avesse un amante; la qual cosa parràstrana, con la facilità che hanno le donne di trovarsenesempre uno tra’ piedi, e con quell’altra,anche maggiore, di vedersene imprestare unamezza dozzina. Ma, strano o no, il fatto eraquesto, e si vedeva chiaro che la signora Elenanon amava nessuno. Di certo, non l’aveva detto,o lasciato sperare ad anima viva; tanto che lemale lingue avevano finito col dire che ella amavasolamente sè stessa. Già, tutte così, quando sonotroppo belle, e quando lo specchio è li per farnetestimonianza, tanto più credibile quanto menointeressata.

Comunque fosse, molti cavalieri si affollavanointorno a lei, per dirle in prosa sdolcinata quelloche le diceva in forma più recisa lo specchio. Edella non respingeva nessuno; era cortese in egualmodo con tutti; faceva ad ognuno quelle accoglienzeonestamente liete e svogliate, in cui dobbiamovedere il non plus ultra della buona compagnia.Perchè, si sa, la consegna è di goderela vita, con aria di averla a noia. Il fare altrimentinon è di buon gusto. La gente, uscendodal salotto della bella svogliata, deve poter dire:«Quella signora Iccase! Che donna! Con chegarbo riceve!»

Del resto, non mormoriamo. Succede questo[3]fenomeno quando si va per consuetudine a teatroe si conosce da lunga mano l’opera, o il dramma.Arie e scene non hanno allettamento di novità,e le commozioni non vengono; si aspetta il granduetto, o la scena capitale, che vi faccia provare,magari un po’ diminuite, le sensazioni della primavolta; intanto si sta esposte alle ammirazionidegli uomini e si fanno crepar d’invidia le amiche.Ora la signora Elena Vezzosi sapeva da un pezzotutto ciò che avevano a dirle, con periodica regolarità,i suoi cento divoti. Era la sua voluttà ein pari tempo la sua condanna, come il «toujoursperdrix» del gastronomo. E a quelle sedutedi galanteria ella dava allegramente il nome dilavori forzati. Lavori forzati a tempo, pur troppo!Vien sempre il tristo giorno della liberazione, miebelle signor

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