LA

VITA ITALIANA

DURANTE LA

Rivoluzione francese e l'Impero


Conferenze tenute a Firenze nel 1896

DA

Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Anton Giulio Barrili, Vittorio Fiorini, GuidoPompilj, Francesco Nitti, E. Melchior de Vogüé, Ferdinando Martini, Ernesto Masi,Giuseppe Chiarini, Giovanni Pascoli, Adolfo Venturi, Enrico Panzacchi.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1897.


PROPRIETÀ LETTERARIA


Riservati tutti i diritti.

Tip. Fratelli Treves.


[97]

NAPOLEONE


CONFERENZA

DI

Anton Giulio Barrili.

[99]

I.

La notte dopo il 12 aprile del 1796, un giovanecomandante d'esercito, passata la Bormidacon una vanguardia di ottomila Francesi, venivaragionando in certa sua forma tra imperiosa efamiliare con uno di quei valligiani, tolto poc'anziper guida fino alla gola di Plodio. Tral'altro ch'egli disse, queste parole rimasero scolpitenella mente dell'ascoltatore, preso di moltaammirazione e già disposto a gran fede: “Cisono in Italia duecentomila poltroni; ma io liimpiegherò.„ Parlava facilmente italiano, il generalefrancese, perchè era nato italiano di terrae di stirpe; parlava volentieri italiano in quell'ora,perchè, girate appena le Alpi sul primo nodo dell'Appennino,amava trarne il buon augurio consuoi fratelli di sangue, sperati amici e cooperatoridi vittoria. Diceva ancora di non esser venuto aguerreggiare i popoli, ma i re, nemici dei popoli;non l'Italia schiava, ma l'Austria, tiranna in casaaltrui, secondo il mal uso degli stranieri, semprecalati sulla bella penisola, come in campo apertoalle loro contese di primato europeo.

[100]Duecentomila poltroni da impiegare! A nonvederci altro che tanti infingardi, contenti dell'ozioa cui si sentivano condannati, i poltronid'Italia erano certamente di più. Ma egli, giuntotra noi a capo di trentaseimila combattenti, egliche più tardi, nel colmo della potenza sua, nondoveva averne più di cinquecentomila, nè mai,di tal numero, oltre i due terzi raccolti sotto lamano, poteva bene restringersi allora in queimodesti confini, e non chiedere all'Italia, sua madre,più di duecentomila soldati. Era già molto,e per il tempo e per l'uomo. Ancora egli nonaveva fatto altro che vincere, dodici ore innanzi,sulle alture di Montenotte; e Montenotte nondoveva essere una giornata decisiva se non dopoi felici combattimenti di Dego e di Millesimo.Pure, sceso da quelle vette onde non era spazzatointieramente il nemico, e dal ponte di Càrcareconducendo all'ostacolo di Cosseria la divisioneAugereau, egli si sentiva già tutto compresodel suo alto destino. Un colpo di fortunalo aveva innalzato a Tolone; un altro gli avevafruttato il favore del Direttorio, per le nozzecon la vedova Beauharnais, amica della Tallien, labella onnipotente del giorno. Il caso è uno stupendoartefice di eventi; ma a patto che dovepassa l'occasione, sua frettolosa figliuola, si troviin agguato chi sappia afferrarla pel ciuffo. E molti[101]aspett

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